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Il fuoco e il vento: miti, leggende e colori delle isole Eolie
Parte seconda - Le isole del fuoco
Testo: Ermanno Sommariva
Vulcano, la dimora degli dei
Con l'aiuto dei pescatori locali, scegliamo i colori più appropriati per ogni singola isola: iniziamo con le terre che mantengono tuttora attività vulcaniche o endogene.
GIALLO e ROSSO sono i colori dello zolfo, dominanti su Vulcano, la più meridionale dell'arcipelago e la terza per estensione, con una superficie di 20,9 km². Secondo una delle tante interpretazioni della leggenda, sarebbe stata questa la dimora del dio dei venti, Eolo, del quale abbiamo già detto in precedenza.
Narra lo storico Plinio, che una parte dell'isola, Vulcanello, emerse dal mare appena 2.200 anni fa, nel 183 A.C., dapprima come isoletta a sé stante, saldatasi a Vulcano nel 1.550 D.C., in seguito all'accumulo di lave e detriti che costituiscono l'istmo che collega le due parti dell'isola.
E' proprio su questa lingua di terra che sono ancora attive le sparse fumarole che arrivano fino a qualche metro sotto il livello del mare nel Porto di Levante, e che unitamente alla pozza dei fanghi, utilizzata per fini terapeutici, costituiscono una delle principali attrattive turistiche di Vulcano.
E' quantomeno insolita la sensazione di entrare in un mare tiepido, che ribolle incessantemente, come se quaggiù l'opera della Creazione fosse ancora in atto, in un eterno divenire che caratterizza la natura della terra eoliana, che appare viva come se fosse animata.
Chi ama la natura selvaggia delle Eolie, preferisce cercare a Vulcano luoghi più appartati, fuggendo dal turismo snob e forse anche un po' invadente, che si concentra soprattutto fra i due porti principali di Levante e di Ponente.
Non c'è che l'imbarazzo della scelta: la salita al cratere "Fossa della Fucina", che in meno di un'ora porta sulla cima a 391 mt., dove lo spettacolo delle fumarole con l'emissione dei vapori di zolfo che si depositano per sublimazione in cristalli a forma di fiori, addolcisce il paesaggio un po' spettrale e quasi infernale che si può assaporare lassù; il panorama, che spazia verso Lipari e le isole occidentali dell'arcipelago, ripaga della fatica della ascesa.
Via terra o via mare è possibile raggiungere il borgo di Gelso, all'estremità meridionale dell'isola, dove una minuscola baia di spiaggia nera sembra accogliervi fra le sue braccia, dominata da uno splendido faro, oggi un po' malandato, che piacerebbe sicuramente alla mia amica Lilla Mariotti, che sa apprezzare la solitudine di luoghi simili. A poche centinaia di metri verso est, si arriva alla Punta dell'Asino, nei pressi dell'omonima spiaggia, una sorta di antico "parcheggio" per gli asini degli abitanti della zona sud di Vulcano, che scendendo verso il mare, lasciavano qui il loro unico mezzo di trasporto per imbarcarsi alla volta di Lipari.
Sulla costa nord occidentale, raggiungibile solo via mare, nei pressi della splendida Grotta del Cavallo, si incontra la Piscina di Venere, un anfiteatro naturale, dove le acque del mare assumono indescrivibili tinte cristalline e dove la leggenda narra che la dea dell'amore si tuffasse, per riconquistare la verginità perduta; forse ai nostri giorni l'illibatezza è passata di moda, ma sta di fatto che è difficile per uomini e donne resistere alla tentazione di tuffarsi in un mare davvero vergine e invitante.
Costeggiando la parte nord di Vulcanello, ci si imbatte nella Valle dei Mostri, caratterizzata per rocce vulcaniche sulle quali la continua erosione provocata da mare, vento e intemperie, ha generato figure grottesche e spaventose, dove la fantasia di ognuno può individuare mostri, belve feroci e figure inquietanti.
Sono forse questi mostri a ricordarci che sebbene l'ultima eruzione a Vulcano risalga al 1888 - 1890, l'isola si trova tuttora in stato di pre-allarme, costantemente monitorata dalle centraline del CNR, che controllano i movimenti del magma. Del resto, l'antica Hierà (la Sacra), secondo la mitologia greca, era sede delle fucine di Efesto, dio del fuoco e fabbro, che utilizzava i Ciclopi come aiutanti: il nome Vulcano è stato attribuito successivamente in onore dell'omonimo dio romano e ha dato origine al termine vulcanismo.
Lipari, i miracoli delle terme
Pochi minuti di navigazione e raggiungiamo Lipari, l'antica Meligunis, la più grande e popolosa dell'arcipelago (37,3 km²), capoluogo comunale per 6 delle 7 isole Eolie (tranne Salina). Abitata fin da tempi antichissimi, ancora oggi entro il perimetro delle mura dell'Acropoli, denominata Castello, circondata dalle ben conservate mura spagnole, vi sono ampie tracce di popolazioni del Neolitico, dell'Età del Bronzo, Greca e Romana, testimoniate da numerosi ritrovamenti archeologici. Consigliata la visita al Museo Archeologico, uno dei più famosi al mondo, suddiviso in diverse sezioni; Lipari è una fra le poche località del Pianeta a vantare circa 6.000 anni di storia ininterrotta.
Il BIANCO della pomice e il NERO dell'ossidiana sono i colori che ho scelto per Lipari: oltre il 20% dell'isola, infatti, lungo la costa nord orientale è costituito da giacimenti di pietra pomice, situati tra le località di Canneto e Acquacalda, dove la montagna immacolata si tuffa nel mare, facendo assumere alle acque sfumate tinte azzurrognole da fare invidia alle più celebrate mete caraibiche.
Il periplo di Lipari va compiuto con piccole imbarcazioni (le trovate a Marina Corta), possibilmente con mare calmo, per poter entrare anche nelle insenature più strette e nelle grotte più anguste, in un gioco di luci unico e indimenticabile.
Ma è nell'interno dell'isola che la visita si fa più interessante, ad esempio l'escursione al Belvedere Quattrocchi, nei pressi di Pianoconte, una sorta di balcone naturale con vista mozzafiato sulle coste a picco di Valle Muria, dei faraglioni e sullo sfondo Vulcano, la Sicilia e l'Etna, in un sensazionale tripudio cromatico. Anche a Lipari non mancano fenomeni endogeni sotto forma di fumarole, solfatare e sorgenti termali: le fumarole più note sono quelle di Bagnosecco, mentre sorgenti termali si trovano nelle località Bagnicello, Fontanelle, Pietre di Fuardo e Castellaro.
Le più rilevanti, tuttavia, sono le Terme di San Calogero, dove è stato scoperto l'impianto termale più antico del mondo, costituito da un insieme di canalizzazioni con annessa caldaia, risalenti al XVII Secolo A.C., durante la Civiltà Eoliana. Oggi le terme non sono funzionanti e versano in uno stato di abbandono che lascia nel visitatore un misto di pena e di rabbia; è previsto da anni il restauro delle terme, ma non è noto se e quando questo meraviglioso impianto sarà interamente fruibile dalla collettività.
Le Terme di San Calogero sono aperte solo grazie al contributo volontario di Mimmo Mammana, un liparota appassionato della cultura della sua isola, il quale, in dieci minuti di visita, vi racconterà la storia dell'umanità, attraverso quella delle terme.
Parlerà di soldati romani moribondi per le gravi ferite di guerra, miracolosamente guariti con le acque termali, di assassini il cui corpo viene gettato nei crateri dei vulcani attivi delle Eolie, affinché la loro anima raggiunga direttamente gli inferi; della vita di San Calogero, originario dell'Asia Minore, il quale, giunto a Lipari, per mettere in fuga i diavoli annidati nella località fa sgorgare miracolosamente quelle sorgenti benefiche, a conforto dei sofferenti. Forse si tratta di leggende, ma l'analisi chimica delle acque, effettuata anche di recente, ha classificato le stesse fra quelle ipertermali salso-solfato-bicarbonato-sodiche, sgorganti ad una temperatura di circa 60°, in grado di curare artriti, dermatiti, psoriasi, acne, erpete, crosta lattea, scabbia, sicosi, diatesi foruncolare.
Panarea, il covo del pirata Drauth
Proseguendo verso nord est, a poco più di 11 miglia da Lipari, si incontra Panarea, l'antica Eunymos (che significa "a sinistra" per i marinai che da Lipari navigavano verso la Sicilia), divenuta poi Panarion (la distrutta); è la più piccola delle Eolie, poco più di 3 km², abitata fin dal Neolitico (4.000 anni fa), come testimonia il villaggio preistorico di Capo Milazzese.
I suoi colori sono indubbiamente il BIANCO della calce dei muri delle case e il TURCHESE dei suoi fondali. Forse anticamente Panarea era una delle più grandi delle Eolie, ma in seguito a cataclismi naturali il vulcano è parzialmente sprofondato, cosicché l'anfiteatro originario interno del cratere è divenuto la costa dove sorgono i tre abitati di Iditella, S. Pietro e Drautto. Quest'ultima località prende il nome dal pirata saraceno Drauth, il quale era solito ormeggiare le sue navi poco più a sud, nella vicina Cala Junco, una delle più belle baie del Mediterraneo; si tratta di una sorta di piscina naturale, chiusa da alte pareti di scogli basaltici, dove il mare vanitoso interpreta i colori di cui è capace, regalandoci tutte le gradazioni cristalline di verde, turchese e blu.
Le alte scogliere che circondano l'insenatura non consentono ai naviganti di vedere l'interno della baia e il pirata Drauth poteva pertanto sorprendere improvvisamente le navi di passaggio che dal Nord Italia si dirigevano verso la Sicilia.
Quello che resta della parte sprofondata del vulcano originario di Panarea, è ora costituito da una miriade di scogli ed isolette che le fanno da contorno, quasi un "arcipelago nell'arcipelago" da visitare facendo estrema attenzione agli scogli affioranti.
Si comincia da Dattilo, con le sue caverne di zolfo e allume cristallizzato. Si prosegue con l'isoletta di Basiluzzo, oggi disabitata, con pareti a picco sul mare e quasi inaccessibili, dove si trovano i resti di un'antica villa romana e l'adiacente scoglio di Spinazzola, alto quasi 80 mt., tutto guglie e pareti verticali, tanto da somigliare vagamente al Duomo di Milano, sia pure con un po' di fantasia; qui si trova una colonia endemica di palme nane, unica in tutta Europa. Più a sud si incontrano gli scogli di Lisca Nera, Bottaro e Lisca Bianca: quest'ultimo, candido per le colate di pomice, ha al suo interno la piccola Grotta degli Innamorati, dove la leggenda vuole che chi si bacia resterà unito per sempre. A venti metri di profondità, nel tratto di mare compreso tra i tre scogli, l'acqua ribolle di centinaia di colonne di bollicine: ci si trova infatti al centro del vulcano originario, evidentemente non ancora del tutto spento.
Un'altra manifestazione endogena è riscontrabile sulla costa nord orientale, in località Calcara, dove sono presenti sorgenti termali e fumarole che emanano anidride carbonica, azoto e ossigeno. Panarea non ha ancora terminato il suo processo di sprofondamento: l'isola si immerge per due centimetri ogni anno; c'è ancora tempo, tuttavia, per visitare questo piccolo paradiso senza auto, dove si riscopre il piacere di camminare alla scoperta di minuscoli vicoli fra le case candide di calce e scorci incantevoli su scogli e isolette che ne fanno da cornice.
Stromboli, il vulcano millenario
Il ROSSO del fuoco è il colore di Stromboli, geologicamente la più giovane delle Eolie, nata 40.000 anni fa in fasi successive fra emersioni e sprofondamenti. Stromboli è uno dei rari vulcani al mondo attivo ininterrottamente da 2.000 anni, tanto da indurre i vulcanologi a definire l'attività continua e moderatamente esplosiva, con saltuarie emissioni laviche "attività stromboliana", riferita ad analoghe manifestazioni vulcaniche in tutta la terra, sia passate che presenti.
Secondo la mitologia, Eolo, che aveva eletto la propria dimora presso le Eolie, riusciva a prevedere le variazioni del tempo osservando la nube di vapori che emanava Stromboli, la cui forma, ancora oggi è condizionata dall'evoluzione della pressione atmosferica; fin dall'antichità, Stromboli veniva chiamata dai naviganti il "faro del Mediterraneo", in quanto l'attività vulcanica è stata sempre visibile di notte anche da lunghe distanze.
Oggi l'antica Strongyle, ovvero "la rotonda", pur essendo piuttosto refrattaria al turismo nel senso classico del termine, attira ogni anno migliaia di visitatori che effettuano l'escursione, soprattutto in notturna, a poche centinaia di metri dalla bocca eruttiva; lo spettacolo naturale delle ceneri bollenti, delle scorie fiammeggianti alte decine di metri e dei lapilli incandescenti che ricadono in modo pirotecnico ad intervalli di alcuni minuti, rischiarando le tenebre con sinistre lingue di fuoco, incute brividi e terrore anche dal mare.
Le spiagge di Stromboli sono estremamente affascinanti, come quella di Scari, con i suoi ciottoli di lava o quella di Ficogrande, dalla finissima sabbia nera. Sul lato opposto dell'isola, a sud ovest, sorge il piccolo villaggio di Ginostra, raggiungibile solo via mare attraverso il suo minuscolo porto, il Pertuso (buco, in dialetto siciliano), che si fregia del primato di "porto più piccolo del mondo". Quando il vulcano si sveglia periodicamente, le poche decine di abitanti di Ginostra, troppo vicine alla Sciara del Fuoco, vengono evacuate fino a quando, terminata l'attività parossistica di Stromboli, possono ritornare alle loro case, veri e propri eremi di quiete, ai quali nessuno di loro saprebbe rinunciare.
A meno di un miglio a nord est di Ficogrande, si erge, come un castello abitato da streghe, lo scoglio di Strombolicchio, nato da una delle più antiche manifestazioni vulcaniche delle Eolie 360.000 anni fa, oggi sede di un grande faro marino, alimentato ad energia solare, raggiungibile con oltre 200 scalini.
Veniamo ora ai links:
Vulcano:
www.turismoeolie.com/vulcano
www.eolie.eu/vulcano
www.sicilyweb.com/vulcano
Lipari:
www.lipari.com
www.comunelipari.it
www.lipari.biz
Panarea:
www.panarea.com
www.turismoeolie.com/panarea
www.isoleeolie.me.it/panarea
Stromboli:
www.stromboliadventures.it/lisola-di-stromboli
rischi.protezionecivile.gov.it/it/vulcanico/vulcani-italia/stromboli
www.eoliando.it/info/info_stromboli.htm
In merito all'attività vulcanica di Stromboli e degli altri vulcani attivi, molto interessante è il sito svizzero www.swisseduc.ch/stromboli/index-it.html.
Fra le proposte turistiche meno note e non troppo care, segnalo l'Agriturismo U' Zù Peppino - via Stradale, 20 - Loc. Pianoconte - 98050 Lipari, in posizione panoramica, dove vengono serviti i prodotti dell'azienda agrituristica, carni, latte, formaggio, verdura e dove anche il pane è fatto in casa.
>>> Continua (3ª parte dell'articolo)