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Il terremoto di Venerdì 11 Marzo 2011 in Giappone
Testo: Raul Montoleone
Il devastante terremoto che ha colpito il Giappone Venerdì 11 Marzo è stato uno dei più potenti del nostro Pianeta da quando si hanno rilevamenti precisi dell'intensità dei sismi; per la precisione si trova al 5° posto di questa classifica, guidata dal terremoto cileno (fra Temuco e Conception) del 22 Maggio 1960, di 9,5 gradi della scala Richter, seguito dal sisma in Alaska (1964) e da quello più vicino a noi di 9,1 gradi accaduto a Sumatra il 26 Gennaio 2004 ed ancora vivo nelle nostre menti.
E' bene ricordare che la scala Richter misura l'intensità di un terremoto, al contrario di quella Mercalli, anch'essa spesso citata in questi casi, più legata agli effetti sulle strutture umane e quindi strettamente legata all'epicentro del sisma; differenti sono infatti i danni ed i morti se la scossa avviene in una grande città o in una Nazione con abitazioni più dismesse (Haiti ad esempio nel Gennaio 2010 - 7° scala Richter), al contrario che in una zona desertica o poco popolata (in Kamchatka il 4° sisma più potente della storia moderna di 9° non ha provocato nemmeno una vittima).
Altro fattore determinante per gli effetti sulla popolazione è se l'epicentro del terremoto si trova sulla terraferma oppure nel mare, nel primo caso l'ampiezza della zona colpita è relativamente minore, mentre nel secondo caso si può scatenare uno tsunami, come è stato in questo preciso evento o in quello di Sumatra del 2004; lo tsunami, parola giapponese che significa onda contro il porto, può infatti arrivare a migliaia di Km di distanza ed attraversare un intero Oceano con gravi conseguenze a distanza di ore dalla scossa stessa.
Per quale motivo si verificano i terremoti? La crosta terrestre non resta immutata nel tempo ma è invece in continua evoluzione, è suddivisa in varie placche che, spinte dalle correnti convettive che si generano nel mantello, interagiscono fra di loro, questo genera un accumulo di energia nelle rocce che si trovano nelle zone di confine, che viene liberata inducendo così un evento sismico nella maggior parte dei casi di lieve entità (una gran parte dei terremoti viene rilevata solo dagli strumenti scientifici e non dall'uomo).
La maggioranza dei terremoti come abbiamo visto si forma quindi in prossimità dei margini delle zolle, nell'evento nipponico appena accaduto ci troviamo fra placca nordamericana e placca oceanica, molto attiva ultimamente visto che la coinvolge anche nel terremoto avvenuto poche settimane fa a Christchurch in Nuova Zelanda, come si può vedere dalla mappa.
Il Giappone è uno dei Paesi a maggior rischio sismico ed infatti è stato colpito in altre circostanze da eventi molto intensi, come avvenne a Kobe nel 1995; questa Nazione è infatti toccata dalla cosiddetta Cintura di fuoco del Pacifico che risale dalla costa cilena fino alle isole Aleutine per poi raggiungere proprio il Paese del Sol Levante, lambire Filippine e Papua Nuova Guinea fino alla Nuova Zelanda; l'area è nota inoltre per l'assidua attività vulcanica, strettamente correlata agli eventi sismici.
L'epicentro del terremoto è stato localizzato ad una profondità di 24 Km ed a 130 Km dalla costa orientale di Honshu, al largo della città di Sendai; la scossa iniziale avvenuta alle 14.45 è durata un paio di minuti ed è stata avvertita molto intensamente anche nella capitale Tokyo, che si trova a circa 370 Km dall'epicentro.
Il bilancio delle vittime ovviamente si è aggravato col passare delle ore, ma possiamo dire che il Giappone è all'avanguardia per quanto riguarda la prevenzione antisismica e perciò le conseguenze sono state minori rispetto ad un sisma della stessa intensità in un'altra area geografica; i danni più o meno gravi alle infrastrutture in questi casi sono inevitabili, di particolare gravità quelli che hanno riguardato la centrale nucleare di Fukushima.