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Le enclaves di Cooch Behar
Testo: Vito La Colla
Al confine fra il Bangladesh e l'India, vi è una curiosa situazione. Decine e decine di enclaves, piccole e grandi, appaiono in questa regione, non lontana dal Nepal e dal Golfo del Bengala, che ospita anche il regno del Bhutan.
Villaggi induisti appartenenti all'India e villaggi musulmani, appartenenti al Bangladesh, sono forse all'origine di questa suddivisione politica che crea tutte queste enclaves. Ma ci sono anche curiosità geografiche più strane ancora, come vedremo.
La regione dalle numerosissime enclaves prende il nome dalla vicina città di Cooch Behar, situata in India, dove sorgono degli importanti templi. Il territorio è attraversato dall'imponente fiume Tista, che sfocia nel Bramaputra, che a sua volta si getta nel Gange, in territorio bangalese, ma non lontano dall'importante e famosa città indiana di Calcutta (oggi Kolkata).
Come si vede dalla cartina, in questa zona dell'Asia il territorio dell'India avvolge quello del Bangladesh. Un tempo quest'ultimo faceva parte del Pakistan, e si chiamava Pakistan Orientale, fino al dicembre del 1971, quando si separò dalla propaggine occidentale, più ricca, e che considerava le sue province orientali alla stregua di parenti poveri e un po' imbarazzanti. Si creò così un nuovo Stato, il Bangladesh, per l'88% musulmano.
ll territorio indiano circonda il Bangladesh da ovest, da nord e da est, lasciando libera solo la parte meridionale, dove il Gange sbocca nell'Oceano Indiano - il Golfo del Bengala - mediante un'enorme foce, popolata da piatte isole, piccole e grandi, dove non raramente vi sono terrificanti mareggiate e inondazioni, con perdita di numerose vite umane.
Andando a vedere più da vicino la situazione, vi sono 92 enclaves del Bangladesh in India, di cui 21 che si trovano inserite in exclaves indiane. I distretti indiani dove si trovano questi pezzetti di territorio bangalesi sono quelli di Cooch Behar e di Jalpaiguri.
Mentre nel territorio appartenente al Bangladesh troviamo ben 106 pezzetti di territorio indiano: i paesi di Niphamari, Lalmonirhat, Kurigram e Panchagarh. Tre di queste exclaves indiane si trovano in altrettante enclaves di pertinenza del Bangladesh.
La più ampia di queste exclaves indiane accoglie nel suo interno ben 10 territori appartenenti al vicino Stato musulmano.
Ma il bello deve ancora venire: uno di questi dieci, che è parte del villaggio bangalese "Dahala Khagrabari", ha nel suo interno una piccola enclave indiana, che ha nome Upanchowki Bhajni. Perciò un territorio indiano, contenuto in un'exclave del Bangladesh, che a sua volta si trova all'interno di un exclave indiana, inserita nel territorio del Bangladesh!
Pensate poi che la più piccola delle 92 enclavi appartenenti al Bangladesh, Upan Chowki Bhaini, si estende per soli 53 m², in pratica un rettangolo lungo 9 metri e largo poco meno di 6.
Un caso unico al mondo, che testimonia come, per amore della convivenza pacifica, si arrivino a creare queste singolarità giuridiche, pur di lasciare certi territori, con le loro usanze e i loro templi, alle popolazioni isolate in Paesi vicini.
Nel 1974, con un apposito trattato, i due Stati convenirono di addivenire ad una cessione di territori, rettificando il confine, e abolendo molte di queste tessere di mosaico. E quasi certamente operando uno spostamento di abitanti, in maniera da riunirli in aree omogenee per lingua e religione.
Ma finora il Parlamento indiano non ha ratificato questo trattato, che è rimasto perciò lettera morta.
E continua così questa stranissima situazione, poco nota nel resto del mondo, ma che certamente reca non pochi problemi alle popolazioni di quella zona di confine.
Nota: la cartina n° 2, che riporta in dettaglio l'intrico di enclaves ed exclaves, non è del tutto precisa, perchè è stato molto difficile ricavare, dalle confuse mappe della regione, l'esatta collocazione dei vari minuscoli territori. Comunque l'idea generale è quella.