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Fascino e mistero dell'Amazzonia
Testo: Alessandro Andreini
Oltre ad essere lo Stato più grande del Brasile, l’Amazonas è coperto dalla maggiore foresta equatoriale dell’intero pianeta, cosa che lo rende misterioso e affascinante al tempo stesso. Solo ai margini dei fiumi che lo percorrono si possono trovare insediamenti più o meno grandi, mentre in piena foresta regna la natura che purtroppo è sempre più minacciata dagli uomini in cerca di terre da sfruttare.
Situato al centro della regione a Nord del Brasile, è l’unico stato insieme al Pará ad avere due fusi orari: l’immaginaria linea che va da Tabatinga a Porto Acre fa sì che ad est della stessa lo stato abbia un’ora in meno rispetto all’orario di Brasília, mentre ad ovest la differenza passa a due ore.
Lo spagnolo Francisco de Orellana percorse il fiume Maranon fino all’Atlantico dal 1539 al 1542. Affermò di aver combattuto contro una tribù di donne guerriere comparandole alle mitiche amazzoni, da cui il nome dato poi al fiume e successivamente all’intero territorio.
Gli spagnoli non ebbero grande interesse nel cercare di approfondire la conoscenza della regione, cosicché i primi a colonizzarla furono inglesi e olandesi. I portoghesi, allora uniti alla corona spagnola, dopo aver cacciato i francesi dal Maranhão entrarono in conflitto con i colonizzatori del nord Europa uscendone vincitori. Nel 1640 il Portogallo tornò indipendente ed ad esso fu assegnato il territorio del Pará dal quale partirono varie spedizioni verso occidente, la più importante delle quali fu affidata al bandeirante Antonio Raposo Tavares.
Oltre agli spagnoli presenti sul territorio, i portoghesi dovettero far fronte agli attacchi interni (gli indios) ed esterni (i francesi dal nord). Per far fronte a ciò venne costruita una fortezza a São José do Rio Negro, che nel tempo muterà il proprio nome in Manaus: contemporaneamente vari gruppi religiosi iniziarono a penetrare nella foresta e a intraprendere i primi commerci grazie alla manodopera indigena ed allo sfruttamento delle numerosissime risorse naturali presenti.
Il settore primario ancora oggi si basa sullo sfruttamento della foresta amazzonica. Importantissimo ruolo riveste l’estrazione di ferro, bauxite, manganese, oro, diamanti, petrolio e una vastissima gamma di altri minerali. L’agricoltura si basa sulla coltivazione di guaraná, mandioca, iuta, banana e canna da zucchero. Ancora più importante è il ruolo della pesca, mentre l’allevamento si basa principalmente sui bovini e suini.
Tornando alla storia, nel 1755 fu creata la Capitania de São José do Rio Negro che però soffrì le ostilità commerciali del Pará e del Maranhão. Queste difficoltà vennero superate grazie alla creazione delle prime industrie manifatturiere e legate ai prodotti agricoli. Con l’indipendenza del Brasile la Capitania venne incorporata alla Provincia del Pará causando numerosi conflitti a livello politico che portarono ad un’autonomia non riconosciuta dal governo statale. Solo nel 1850 l’Amazonas divenne provincia indipendente, ma nonostante ciò non ebbe lo sviluppo sperato.
Grazie all’importanza del caucciù, lo stato (divenuto tale dopo la proclamazione della Repubblica) ebbe tuttavia un boom inaspettato: Manaus divenne un fervido centro economico e culturale dell’intero pianeta ed il suo rapido sviluppo contrastò con il resto del territorio amazzonico che si vide depredato delle proprie ricchezze naturali a favore di Manaus in mano a potenze economiche straniere.
Ma con la perdita del monopolio della gomma e con l’avvento della prima guerra mondiale, anche Manaus entrò in una profonda crisi che ebbe ripercussioni sull’intera regione e sul Brasile. Per far fronte a ciò negli anni successivi furono introdotti incentivi fiscali per favorire lo sviluppo agro-industriale e costruite vie di comunicazione per cercare di interrompere l’isolamento dell’area, cosa che spesso causò più danni che benefici.
Nel 1956 l’Amazzonia perse parte del territorio con la creazione dei territori di Rondônia e Roraima e nel 1967 venne istituita la zona franca di Manaus, con facilitazioni fiscali che rendono conveniente ancora oggi, tra l’altro, l’acquisto di apparecchiature elettroniche. Proprio a Manaus, inoltre, si concentra la produzione industriale dell’intero stato: industrie di trasformazione dei prodotti agricoli e forestali alle quali si sono aggiunte le produzioni di materiale elettrico e quelle metallurgiche.
Con il già precario equilibrio ambientale in pericolo, la scoperta del petrolio nel 1987 non fece che aggravare la situazione e due anni più tardi iniziarono i primi movimenti internazionali per la preservazione forestale. L’Amazzonia è oltretutto oggetto di numerosi studi biologici grazie alla presenza di innumerevoli varietà di flora e fauna.
Ed è grazie anche a questa presa di coscienza del problema ecologico che si sta sviluppando un turismo riservato alla scoperta del territorio sotto il profilo naturalistico. Se a Manaus l’opera dell’uomo si può notare nel famoso Teatro Amazonas sorto nel periodo d’oro della gomma e nel porto fluttuante con la Dogana (entrambi facenti parte del patrimonio storico nazionale), qui è chiaramente la natura a farla da padrona. Famoso è l’incontro delle acque scure del fiume Negro con quelle più chiare e fangose del Solimões che scorrono senza mischiarsi per circa sei chilometri.
Ma ci sono da visitare numerose riserve e aree protette anche se gli spostamenti non sono per niente facili: le strade sono continuamente divorate dalla foresta e non esistono ferrovie. Solo l’aereo e ancor meglio la via fluviale può farci conoscere meglio questo ambiente.
Da notare che l’Amazzonia possiede un quinto di tutta la riserva di acqua dolce del pianeta e che ventimila chilometri dei suoi fiumi sono navigabili: il fiume Amazonas è il primo al mondo per portata d’acqua ed il secondo per lunghezza. Consigliabile per visitare questi luoghi è il periodo che va da luglio a novembre per non dover passare le giornate a veder cadere le incessanti piogge equatoriali: attenzione anche alle alte temperature unite all’opprimente umidità.
La popolazione è principalmente di origine indigena e nordestina, cosa evidenziata dalla cucina tipica locale. Base di ogni piatto è il pesce, la frutta (con la quale si fanno ottimi succhi e gelati) e la farina di mandioca. L’influenza indigena è ancora più evidente nell’artigianato, con la predominanza dei tratti geometrici nelle produzioni di cesti, utensili e armi da guerra.
Per rilassarci, dopo aver scoperto insieme un poco di questo stato, possiamo distenderci sulle spiagge fluviali o ancora meglio assistere alle numerose feste popolari, con forte influenza indigena, portoghese e nordestina. La danza è sempre presente nelle sue varie forme: boi-bumbá, quadriglie, danze indigene, africane, dei cangaceiros e pastorinhas. Figure leggendarie animano queste feste, come il Curupira (nano dai folti capelli rossastri e piedi alla rovescia), il Boto (essere trasformato in pesce), Uirapuru (uccello magico), Urutaí (simbolo di quiete), Muiraquitã (talismano formato da pietre verdi), la Boiúna (alla quale sono attribuiti i fatti più inverosimili) ed il Maguapari (mostro delle foreste).
Queste figure animano le varie rappresentazioni che si svolgono in varie città dello stato. Accanto al classico carnevale, troviamo il Festival folcloristico di Paratins, la Festa del cupuaçu a Presidente Figueiredo, il Festival della canzone a Itacoatiara ed il Festival della cultura indigena a Maués. Numerose le feste dedicate ai prodotti agricoli locali, tra cui ricordiamo la Festa dell’açaí a Codajás, la Festa dell’arancio a Rio Preto da Eva, la Festa del guaraná a Maués, la Festa della banana a Coarí, la Festa della castagna a Tefé ed il Festival del latte a Autazes. E se si ama l’isolamento o anche per sentirsi... superiori a tutti, niente di meglio del Pico da Neblina: con i suoi 3.014 metri è il punto più elevato del Brasile.