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Salary (sud ovest del Madagascar): un tuffo nella preistoria e nel blu
Testo e foto: Ermanno Sommariva
Parte seconda – Francesco: l’uomo che fa l’amore con il mare
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Paesaggio a Salary |
Salary non è per tutti, ma la fatica del viaggio viene ripagata dagli incantevoli scenari, mai identici, creati dalle cangianti strisce di mare colorate, come pennellate inverosimili di un pittore pazzo, mutevoli per colore e posizione ad ogni minuto del giorno, secondo la posizione delle nuvole, che nel cielo fanno da filtro e da caleidoscopio, che riverbera i suoi riflessi nelle diverse profondità marine.
Non è per tutti, dicevo, ma non perché sia inarrivabile per le tasche di chi non può permetterselo: esiste infatti la possibilità di godersi una delle ultime coste realmente incontaminate e brulicanti di vita del Pianeta, senza per questo svenarsi finanziariamente.
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Francesco e Claire |
Francesco si definisce mezzo varesino e mezzo sardo: dal 1993 vive a Salary, su un promontorio che domina i tramonti mozzafiato che il sole regala ogni sera in modo diverso, dal rosa all’arancio all’oro dipinto sulla faccia interna delle nuvole, che riflettono nel mare le proprie tinte cromatiche, smorzandole e confondendole con lo sfarfallio del moto ondoso, che restituisce agli occhi estasiati di chi assiste a questo spettacolo naturale la propria interpretazione artistica del concetto di ponente.
Chissà cosa cercava quando è venuto qui: di certo ci è rimasto perché come e più di me è stato affascinato dai pescatori Vezo, dal fatto che vivessero ancora come uomini primitivi o poco più, dato che una delle tecniche di pesca che più lo avevano colpito era quella con le lance, con la collaborazione di un paio di “guastatori”, che da un lato della barca percuotono il mare con assi di legno, per spingere i pesci verso il compagno, pronto in piedi sulla imbarcazione con il suo giavellotto.
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Popolo Vezo a Salary |
In tutti questi anni e con pochi mezzi, Francesco ha realizzato il suo spartano villaggio composto da 5 graziosi ed accoglienti bungalow, ma senza il lusso dell’acqua corrente e dell’elettricità, in modo da godersi ogni notte la stellata pulita dell’emisfero australe, senza l’interferenza di luci artificiali.
L’acqua, comunque, non è un problema, dato che qualche anno fa è riuscito a trovare una vena d’acqua dolce, che utilizza quotidianamente insieme ai pochi turisti del suo villaggio, grazie a provvidenziali secchi.
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Tramonto a Salary |
Francesco ama il mare, non ti dirà mai il motivo per cui è fuggito dalla civiltà: non c’è n’è bisogno, lo capisci dal suo rapporto con l’elemento blu, quando ne parla estasiato, quando lo guarda innamorato, quando ne ha paura e rispetto, parlando malvolentieri degli squali, che pure non disprezza, o più di buon grado del passaggio delle balene, che qui si attardano anche fino a novembre, prima di tornare alla loro estate antartica, di cernie, pesci pappagallo ed altri multicolori abitanti del mare, che ormai non sa più nominare in italiano, ma solo in lingua malgascia, forse perché l’onomatopeia dei vocaboli Vezo è la sola che può descrivere adeguatamente l’indole e la natura di ciascuno degli abitanti del mare.
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Piroga a vela quadra |
Ma lo comprendi ancor più quando lo solca con una delle sue piroghe a bilanciere e vela quadra o quando si tuffa vicino alla barriera corallina: allora hai la certezza che il suo rapporto con l’elemento liquido è davvero speciale, forse addirittura erotico, come se ogni immersione fra i coralli rossi, gialli o blu, avesse le sembianze di un morbido amplesso con la più profonda intimità della natura primordiale.
Quando ti porta sulle sue piroghe ad esplorare la barriera corallina, finge di sentire la mancanza del GPS, per trovare il luogo migliore per le immersioni: poi basta che esca un’occhiata di sole e i riflessi dei fondali disegnano la sua mappa sul mare e allora ti accorgi che il GPS è nella sua testa, o forse sarebbe meglio dire nel suo cuore, che lo guida ogni giorno a farti scoprire un luogo più bello di quello del giorno precedente, per tuffarti con lui fra le meraviglie degli abissi di Salary.
Francesco pratica caccia subacquea, ma è contrariato dallo scempio che anche qui si sta facendo della natura e del fatto che il suo mare, sebbene rimanga tuttora fra i meno inquinati del mondo, non sia più lo stesso di qualche anno fa, perché altri lo stanno depredando senza vergogna.
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Villaggio Vezo |
Anche lui ha smesso di raccogliere conchiglie, ma continua a coltivare il sogno di utilizzare quelle della sua splendida collezione per arredare il nuovo ristorante, ancora allo stato progettuale, o per trasformarle in piastrelle quando riuscirà finalmente a realizzare i bagni nei suoi bungalow. Potrà forse sembrare un progetto impossibile, ma rimane il fatto che Francesco ha già coronato qualche sogno impossibile con la sua “sirena” Claire, alla quale ha dedicato il nome del suo villaggio.
Francesco non dispone di alcun sito internet, né di un indirizzo e-mail raggiungibile. L’unico modo per soggiornare nel suo villaggio è quello di contattare Mara e Marco di Wadi Destination che sono in contatto epistolare con Francesco e Claire e che possono organizzare un soggiorno presso il suo villaggio, occupandosi anche dei voli e dei trasferimenti.
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Villaggio Vezo |
Il villaggio Vezo di Salary si trova a poche centinaia di metri dalle capanne di Francesco, ma dagli sguardi stupiti dei suoi abitanti, sembra di capire che di Vazà, stranieri bianchi, non ne passino molti da queste parti.
Tre donne stanno lavando grossi pezzi di pesce appena pescato sulla spiaggia, strofinandoli sulla sabbia e mettendoli poi in un secchio riempito a metà di acqua di mare, a pochi metri da escrementi umani abbandonati sulla spiaggia in attesa dell’alta marea.
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Tramonto a Salary |
Mia moglie ed io ci facciamo coraggio e dopo aver chiesto il permesso alle donne di fare qualche fotografia, ci dirigiamo verso l’interno, fra le povere e fragili capanne che sembrano restare in piedi per miracolo: un uomo ci viene incontro sospettoso, cerchiamo di comunicare in francese, chiedendo di acquistare un po’ di frutta.
Un sorriso dell’uomo stempera la tensione, lui annuisce e ci accompagna al centro del villaggio, entra in una capanna e ci lascia ad attendere circondati da bimbi spaventati e da donne dal volto dipinto di arancione: una di loro alza un braccio e con la mano aperta in segno di amicizia, guardandomi negli occhi in modo fiero e dignitoso mi grida “Vezo!”, il nome del suo popolo, con un tono che ancora mi risuona nelle orecchie, facendomi accapponare la pelle.
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Temporale a Salary |
Ce ne andiamo con tre grossi mango, inseguiti da una miriade di bambini sporchi e malvestiti, che sembra canzonarci, forse per non avere (volutamente) mercanteggiato sul prezzo.
L’impressione è quella di avere visitato la preistoria, con una fantomatica macchina del tempo, ma abbiamo anche la netta sensazione che serberemo a lungo nel nostro cuore il sereno ricordo del nostro incontro con il fiero e pacifico popolo Vezo, rappresentato da quella donna orgogliosa che accoglie i forestieri gridando il nome della sua gente, con intenzioni amichevoli, ma sostenendo gli sguardi senza alcun timore reverenziale.
>>> Continua (3ª ed ultima parte del resoconto di viaggio)