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Salary (sud ovest del Madagascar): un tuffo nella preistoria e nel blu
Testo e foto: Ermanno Sommariva
Parte terza – Pâté nel deserto
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Salary Bay ed i suoi 10 km di spiaggia |
Michèle e Philippe potrebbero essere definiti apolidi: francese lei, ma nata in Tunisia, di padre greco e madre malgascia lui. Forse così si spiega il fatto che due persone senza radici consolidate abbiano trovato le loro in un luogo tanto remoto come Salary.
Michèle ha sempre amato il mare, anzi, è un po’ come se lo avesse nel DNA, dato che i primi anni della sua vita li ha trascorsi sul mare tunisino.
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Tramonto a Salary Bay |
Dopo una parentesi di qualche anno nella Guadalupa, Michèle e Philippe alla fine degli anni ’70 decidono di trasferirsi in Madagascar, dapprima aprendo un hotel a Fianarantsoa, nell’interno del Paese.
Ma la voglia di mare è troppa e nel 1982, partendo da Ifaty, meta abituale delle loro vacanze, decidono di perlustrare palmo a palmo la costa in direzione nord, fino a quando non appare ai loro occhi la meravigliosa baia di Salary, con la candida spiaggia di oltre 10 km: ed è proprio davanti a quello spettacolo naturale che Philippe esclama: “Ecco il posto!”
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Bungalow a Salary Bay |
Dopo oltre 20 anni, Salary Bay è una splendida realtà, con i suoi 10 bungalow a due piani coi tetti in giunco, dotati di bagni e di buoni confort, realizzati con un impatto ambientale e architettonico quasi nullo e nel pieno rispetto della natura: l’acqua corrente è garantita da un desalinizzatore e viene riscaldata da pannelli solari termici, mentre l’energia elettrica è autoprodotta, grazie ad una ventina di pannelli fotovoltaici e da un grande generatore eolico.
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Bungalow a Salary Bay |
La cucina è franco-malgascia, con pesce sempre freschissimo grazie all’attività del locale centro diving, ma anche carni di zebù, cucinate con profumate spezie locali e l’immancabile Pâté de foi gras, con quel pizzico di raffinatezza francese che suona quasi come una sfida, in un luogo tanto remoto a cavallo del Tropico del Capricorno.
Forse è questo il motivo per cui Salary Bay è oggi frequentato da diplomatici e imprenditori francesi residenti a Tulear o ad Antananarivo: è infatti uno dei villaggi turistici più esclusivi del Madagascar, fra quelli a gestione francese.
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Pesca a Salary Bay |
Ho chiesto a Michèle se sia in grado di descrivere la solitudine, ma mi ha risposto che da quando gestisce il Salary Bay non ha tempo per sentirsi sola.
Insisto, domandandole se ha nostalgia di qualcosa, o se le manchi qualcuno: risponde che non può avere nostalgia della Francia, dato che ormai in terra Transalpina non ha più una casa da diversi anni. Poi cede e ammette di sentire la mancanza del figlio, ormai quasi trentenne.
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Salary Bay |
Michèle ha conosciuto la paura nel 1995, quando il marito Philippe ha avuto un attacco di cuore proprio lì, a Salary, lontano da ogni possibilità di assistenza: con una corsa disperata nel deserto riesce a ricoverarlo nel primo ospedale e lui, miracolosamente, si riprende.
Forse anche per questo Michèle e Philippe hanno realizzato un dispensario farmaceutico a Salary, inaugurato il 15 gennaio 2008: servirà soprattutto al villaggio Vezo.
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Musicisti Vezo |
Ma un altro grande progetto di Michèle e Philippe è in fase di realizzazione: Salary Bay e i suoi 400 ettari, con il patrocinio del WWF, della Banca Mondiale e di alcuni Paesi fra cui la Germania, è destinata a diventare la prima area privata protetta terrestre e marina del Madagascar, con diverse specie endemiche, fra cui 12 tipi di uccelli e numerosi alberi, arbusti ed essenze.
Il progetto sarà integrato in un’area più vasta, in collaborazione con lo Stato malgascio.
Alla fine della mia breve intervista, chiedo a Michèle di esprimere un desiderio: mi risponde di avere già riempito a sufficienza la sua vita e di non desiderare più nulla per se stessa.
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La pista inondata d'acqua |
Esprime invece l’auspicio che il Madagascar in futuro possa finalmente uscire dal sottosviluppo, speranza alla quale ci associamo con tutto il cuore.
L’indomani, una tempesta tropicale ci costringerà a lasciare Salary con un giorno d’anticipo: il Manombo, infatti, si è ingrossato, dopo un giorno e due notti ininterrotti di pioggia e di vento, che sembravano voler scoperchiare l’apparentemente fragile tetto del nostro bungalow: riusciremo a guadare il fiume con il pick up senza trasbordi, ma con l’acqua penetrata all’interno dell’abitacolo attraverso le guarnizioni della portiera.
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Il guado del Fiume Manombo |
Una bella avventura, soprattutto per mia moglie Vittoria, che fra qualche mese mi renderà padre per la seconda volta.
Salary Bay dispone di un sito internet all’indirizzo www.salarybay.com.
Dall’Italia, vengono organizzati viaggi e soggiorni anche in abbinamento con visite al Parco Nazionale dell’Isalo e Tour nel Sud del Madagascar: i dettagli si trovano sul sito www.madagascar.it.