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Nosy Be, l'isola dei "Tsaiky Tsara", i bimbi belli e buoni
Testo e foto: Ermanno Sommariva
Lettera dal Paradiso
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Nosy be dall'aereo |
Mi presento: mi chiamo Fidelisy, un bimbo di Nosy Be, “l’Isola Grande”, vicina al Madagascar, uno dei cinque Paesi più poveri del Mondo, che qui tutti chiamano la “Grand Terre”.
Il Paradiso da cui scrivo non è quello che voi pensate: Nosy Be è sì un paradiso, ma soprattutto per voi Vazah, stranieri bianchi che restate qui il tempo di due maree, diventate rossi come peperoni al nostro sole equatoriale e ve ne andate via su quelle rumorose macchine volanti, senza neppure aver compreso realmente come viviamo.
Il Paradiso dove vivo ora è quello vero. Già, perché qui non esistono limbo, purgatorio od altre amenità del genere: i bimbi che se ne vanno da Nosy Be hanno sofferto già abbastanza e il Padreterno ha deciso di mandarli direttamente in Paradiso.
Quando sono nato, la mia mamma non aveva latte ed io, invece di crescere, diventavo ogni giorno più piccolo, perché mi davano da bere soltanto un po’ d’acqua fangosa o qualche intruglio a base di erbe, come suggerivano gli anziani del mio villaggio.
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Bimbo malgascio |
Poi finalmente la mia mamma ha capito che stavo molto male e mi ha portato da Manina, una Vazah come voi, venuta da molto lontano, che vuole molto bene ai bimbi di Nosy Be: Manina ha fatto entrare una polvere bianca dentro una bottiglia, che per magia si è trasformata in latte, ma ormai era troppo tardi, perché il mio stomachino era diventato troppo piccolo ed io non avevo più la forza di succhiare.
Capita abbastanza spesso qui: quando un bimbo sta male per fame, malnutrizione, malaria o per qualche brutta ferita, le nostre mamme perdono troppo tempo e lo portano da Manina quando ormai non c’è più niente da fare.
Due lune fa, è capitato anche a mia sorella Soatsara: ha quattro mesi di vita, ma pesa poco più di un piccolo gatto, perché la mia mamma è restata ancora senza latte: Manina ha preparato ancora la polvere magica e la mia sorellina ne ha bevuto subito avidamente due bottigliette. Forse si salverà, ma Manina si è arrabbiata tanto con la mia mamma, perché ha aspettato molto tempo, prima di portarle la mia sorellina.
Manina è venuta a vivere da noi qualche anno fa, quando ha smesso di fare l’insegnante in una grande città di voi Vazah, che se ricordo bene si trova in un Paese chiamato Italia, nel cuore di un golfo che si affaccia su un piccolo mare, ai piedi di una montagna che una volta sputava un grande fuoco.
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Nosy Tanikely |
Si è innamorata della nostra isola, dei suoi profumi, che vanno dalla vaniglia all’ylang ylang, una pianta profumatissima da cui si ricava un olio essenziale che è la base di molti profumi: ha amato subito e senza limiti la sua gente sempre allegra e ben disposta, i suoi tramonti ogni sera diversi, che possono variare dal rosso scarlatto all’arancio, dall’ocra all’oro che colora ogni cosa, al rosa pennellato su batuffoli di nuvole disegnati nel cielo.
Ha ammirato le spiagge color borotalco di Andilana o delle isole disabitate di Nosy Tanikely e Nosy Fanihy, ma soprattutto di Nosy Iranja, composta da due isolette tenute insieme da una lingua di sabbia interminabile che affiora soltanto durante la bassa marea, per la gioia dei numerosi uccelli marini che si affrettano a cercare fra le conchiglie i numerosi detriti organici che si depositano sulle sue rive.
Ha contemplato il colore del cielo, a volte più blu dello stesso mare, quando quest’ultimo sembra divertirsi a camuffarsi con colori cangianti secondo la profondità e la consistenza dei fondali, assumendo tinte ora azzurrine, ora celesti, ora verdi smeraldo, per poi sprofondare nel blu cobalto degli abissi del Canale di Mozambico.
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Un lemure selvatico nella riserva di Lokobe |
Ha osservato la sua natura selvaggia e rigogliosa, la sua vegetazione equatoriale che esprime una vera e propria apoteosi nella Riserva Naturale di Lokobe, raggiungibile soltanto via mare con le piroghe a bilanciere e dove è facile incontrare i lemuri diurni e notturni, ma anche qualche esemplare di boa constrictor, oltre ai multicolori camaleonti.
Manina ha visto tutto questo e ha giurato a se stessa che Nosy Be sarebbe diventata la “sua” isola, dove ritirarsi per dedicarsi alla pesca e alla lettura e dove poter scrivere indisturbata.
Lei è convinta che ogni desiderio espresso a Nosy Be divenga presto realtà: vero o no, sta di fatto che a Nosy Be Manina ci vive davvero dal 1997, che ha realizzato senza problemi la casa dei suoi sogni, costruita rigorosamente in legno, secondo lo stile malgascio su un terreno che, neanche a dirlo, si trova nella posizione che lei desiderava, sopra un promontorio ventilato con vista mare.
Trasferitasi a Nosy Be, comprende ben presto cos’è la povertà qui da noi in Madagascar: ogni volta che in un bar ordina una di quelle bibite marroni con le bollicine che bevete voi Vazha, Manina si rende conto che allo stesso prezzo avrebbe potuto comprare un chilo di riso per sfamare un’intera famiglia di Nosy Be.
Girando per i villaggi dell’isola, scopre che fra i numerosi bambini che la popolano, sono ben pochi quelli che frequentano una scuola, anche se sono molti quelli che desidererebbero farlo.
Comincia a pagare gli studi a un bimbo, poi a un altro e a un altro ancora, ma prende coscienza del fatto che non è questo il modo giusto per aiutarci: realizza allora la prima scuola gratuita vicino a casa, nel villaggio di Ambatoloaka, il principale centro turistico dell’isola.
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Scuola Tsaiky Tsara |
Oggi le scuole di Manina, sono circa 80 fra Nosy Be e il vicino Madagascar e garantiscono l‘istruzione gratuita a quasi 5.000 bambini, grazie al lavoro quotidiano di un centinaio di insegnanti regolarmente diplomati.
La stessa Manina ha istituito inoltre un ambulatorio/dispensario ad Ambondrona, aperto 5 giorni la settimana, dove un medico e un infermiere malgasci regolarmente retribuiti visitano mediamente 80 persone al giorno, fornendo gratuitamente tutti i farmaci necessari e collaborando col locale ospedale perché ogni intervento chirurgico sia realizzato a spese dell’associazione di Manina. Già, perché oltre alle scuole “Tsaiki Tsara”, dedicate ai “Bimbi belli e buoni”, Manina ha costituito l’Associazione “Bambini di Manina del Madagascar”, che ha realizzato fra l’altro due bagni pubblici con doccia nel centro di Ambatoloaka, una casa che ospita 8 anziani che non hanno niente, assiste presso la loro capanna alcuni paraplegici e in accordo con i capivillaggio fornisce mensilmente 10 chili di riso a 100 famiglie poverissime di Nosy Be.
Per capire quanto Manina sia amata dalla gente, basta uscire con lei per le strade di uno qualsiasi dei villaggi di Nosy Be: verrete accolti da decine di bimbi festanti come me, che gridano con gioia autentica e sincera il suo nome, italiano di origine, ma che nella nostra lingua, come per uno strano presagio, significa “nostalgia di una terra lontana”.
Ma camminare per le strade di Nosy Be insieme a Manina vuol dire anche fare strani incontri: come ad esempio l’uomo paraplegico, che lei descrive come “fortunato”, perché dopo 7 anni vissuti in un letto, grazie a Manina ora può girare per il paese con la sua fiammante sedia a rotelle.
Oppure l’uomo smemorato che cammina avanti e indietro per il villaggio di Ambatoloaka. Laureato in Fisica a pieni voti a Tananarive, benestante e proprietario di diversi zebù, anni fa viene drogato da chi lo deruba dell’intera mandria, che ancora oggi cerca disperatamente giorno e notte e in lungo e in largo per l’intero villaggio: senza l’aiuto quotidiano di Manina, sarebbe già passato a miglior vita per gli stenti.
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Albero Sacro |
Può anche capitare di incontrare il falegname scultore cui anni fa in ospedale volevano amputare una mano in seguito ad una brutta ferita: Manina decide di medicarlo personalmente per oltre un mese, fino alla sua completa guarigione e lui per sdebitarsi dell’arto ritrovato le regala la sua prima scultura che riesce a realizzare ancora convalescente, un coccodrillo di legno che Manina ostenta tuttora all’ingresso della sua casa, sempre aperta a tutti i bisognosi.
Ormai neppure il Sindaco di Nosy Be si offende se, camminando insieme a lei per il paese, la sua popolarità è offuscata da quella di Manina, oppure se il Lyons, il Rotary od altre associazioni filantropiche si rivolgano a Manina stessa e non alle autorità, per conoscere quali siano i bisogni primari di Nosy Be o chi siano le persone più bisognose dell’isola.
In tanti anni, Manina ha ottenuto importanti risultati: oltre al generale miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, nell’ultimo anno per la prima volta nessuno dei suoi bimbi è stato operato di ernia, segno evidente che, a differenza di quanto accadeva in passato, i bambini non vengono più utilizzati per lavori pesanti.
Rimangono ancora da realizzare tante cose, che Manina non può certamente fare da sola: lei stessa avrebbe in mente di costruire una nursery e un orfanotrofio, per evitare che in futuro ci siano altri casi tristi come il mio.
Ma le iniziative più importanti sono le scuole: le ultime quattro sarebbero dovute sorgere in altrettanti villaggi poverissimi dell’isola, ma all’ultimo momento sono cambiate le priorità. Quattro capi villaggio dell’interno hanno spiegato a Manina che i loro bimbi per recarsi nelle scuole preesistenti dovevano attraversare a nuoto alcuni corsi d’acqua e che periodicamente qualcuno di loro finiva fra le fauci di qualche coccodrillo: ora i quattro villaggi hanno le loro scuole “Tsaiky Tsara” e i bimbi sono fuori pericolo, ma rimangono da realizzare le scuole già promesse in precedenza ai villaggi più poveri.
Ormai vengono da Manina anche capi villaggio provenienti dal Madagascar per chiederle la realizzazione di una nuova scuola, l’ultimo si è presentato da lei stremato dopo oltre due giorni di navigazione su una barca a vela tradizionale: ne è valsa la pena, anche il suo villaggio avrà una scuola “Tsaiky Tsara”.
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Tramonto ad Ambondrona |
Voi Vazah in passato siete venuti in Madagascar solo per depredarci, oggi ci venite per costruire i vostri villaggi di cemento, per restarci meno del tempo di una luna. Lo fate anche contro i nostri spiriti, come avete fatto sulla più bella spiaggia di Nosy Be, infrangendo il “Fadi”, il tabù della montagna inviolabile: ma il vostro villaggio è rimasto chiuso per anni, prima perché vi siete accorti che le vostre scatole volanti non potevano atterrare sulla nostra pista senza fare scalo, poi perché il vento impetuoso ha riempito di sabbia le vostre piscine: non era mai accaduto a memoria d’uomo che un ciclone colpisse Nosy Be, ma dovete sapere che qui gli spiriti esistono davvero e non scherzano affatto.
Qualcuno di voi viene anche per le nostre donne, dal fisico scultoreo per le diete forzate, gli occhi a mandorla che lasciano trasparire le origini indonesiane e il nasino francese che tradisce qualche peccatuccio dei coloni. Bella forza, certo, è facile sedurre chi si accontenta di un piatto di riso, ma per favore, almeno evitate di regalar loro quei ronzanti telefonini, che creano falsi bisogni: per comunicare fra loro è sufficiente che escano dalle capanne per andare al villaggio.
Non vi giudico per questo: l’unica cosa che vi chiedo è di non lasciarci soli e soprattutto di non lasciare sola Manina.
Se in passato i vostri antenati sono stati colonialisti, oggi non commettete l’errore opposto: certi falsi intellettuali dicono che dovete rispettare passivamente la nostra cultura senza intervenire: io vi dico invece che dovete aiutarci, prima di tutto a sconfiggere l’ignoranza che fa sì che le nostre mamme non curino i loro bimbi, che non rispettino l’igiene e che lascino morire i più deboli, tanto pensano di metterne al mondo altri.
Non abbiamo bisogno di carità pelosa, ma noi bimbi “belli e buoni” non possiamo avere solo Manina come unica speranza: senza il vostro aiuto non abbiamo alcun futuro.
Io avrei voluto vivere, ma non ce l’ho fatta: quando venite nella nostra isola, la notte contemplate il firmamento, capolavoro di stelle trapuntate dalla incredibile luce dell’Emisfero Australe dominato dalla Croce del Sud, così affascinante anche per la quasi totale assenza di fonti luminose artificiali: sappiate che su ciascuna di quelle stelle c’è un bimbo malgascio come me, che tende le sue mani verso di voi per chiedere soltanto un piccolo dono: il diritto di vivere.
Fidelisy
Il racconto è in parte romanzato, ma fatti, persone e vicende narrate sono autentici: ho visto personalmente la piccola Soatsara, sarà molto difficile per me dimenticare i suoi occhi, affamati di vita.
Il 24 agosto 2004 Manina Consiglio, con Decreto del Presidente della Repubblica viene nominata “Cavaliere dell’Ordine Nazionale della Repubblica del Madagascar”, un titolo prestigioso che le autorità locali hanno riconosciuto a Manina in virtù del suo operato, reso ancora più importante dal fatto che tale riconoscimento non è mai stato conferito a nessun vazah e risulta di difficile acquisizione persino per gli stessi malgasci.
Spero che nessuno si offenda se il primo link che segnalo è relativo al sito di Manina.
L’indirizzo web è il seguente: www.bambinidimanina.net
E-mail: manina@freenet.mg
Per aiutare l’associazione:
Dall’Italia:
ccn.1000/3230. (ABI 01010. CAB 03411 CIN.K)
intestato a "I Bambini di Manina del Madagascar"
Presso San Paolo Banco di Napoli ag 11
Via dei Mille. n.20, Napoli 80121
Dall’estero:
c/c bancario n.1000/3230
intestato a "I bambini di MANINA del Madagascar"
Presso San Paolo Banco di Napoli Ag. 11
Via dei Mille n° 20, Napoli 80121 Italia.
IBAN 1103K010 1003 4111 0000 0003 230 BIC NAP BITNN
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Spiaggia di Ambondrona dal bungalow |
Per tornare sull’argomento geografico, il sito italiano più dettagliato e completo sul Madagascar è quello di Alex, milanese di origine, che ha aperto tre bungalow in legno sulla spiaggia di Ambondrona, in uno dei quali ho soggiornato anch’io: con 20/30 euro al giorno (non a persona, a bungalow!) è compresa anche la prima colazione servita da Brio, un simpatico malgascio che con circa 5 euro circa a testa in più vi cucina divinamente anche pranzo o cena, consentendovi di gustarli direttamente sulla veranda con vista mare.
Quando la vostra vacanza sarà finita, non stupitevi se gli abitanti del villaggio correranno a salutarvi con le lacrime agli occhi.
Alex ha visitato in lungo e in largo il Madagascar ed il suo sito è molto interessante e ricco di notizie circa flora, fauna, usi e costumi malgasci. L’indirizzo è http://www.madagasikara.it
Altro bel sito è quello del Tour Operator Altrovolo Viaggi, che offre diverse soluzioni in varie zone del Madagascar: Mara vi può inoltre aiutare a trovare il volo più conveniente o a realizzare un itinerario personalizzato.
Per decidere quale escursione effettuare, c’è una pagina molto dettagliata sul sito di Alex.
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Nosy Iranja |
Personalmente consiglio di visitare la riserva di Lokobe (copritevi con un bel paio di jeans, gli insetti non perdonano), raggiungibile con una mezz’ora di fuoristrada e quaranta minuti circa di piroga a bilancere (tocca vogare anche a voi), per poi proseguire a piedi nella jungla, facendovi strada a colpi di machete e guadando qualche torrente.
Irrinunciabile la gita alla già citata Nosy Iranja, forse la più bella isola dell'Oceano Indiano, per metà occupata da un villaggio turistico esclusivo: la si raggiunge con un’ora circa di barca veloce.
Si può associare la gita alla disabitata Nosy Tanikely, oggi Parco Marino con quella a Nosy Komba, dove è facile imbattersi nei numerosi lemuri, peraltro più addomesticati rispetto a quelli selvaggi di Lokobe: a Komba si possono trovare diversi manufatti, quali ricami, statue e oggetti vari in legno di palissandro ed ebano, arti ceramiche venduti dagli abitanti dei villaggi.
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Nosy Fanihy |
Chi ama la sensazione di sentirsi come Robinson, si sentirà a suo agio a Nosy Fanihy, splendida isola deserta con la sua spiaggia candida disseminata di frammenti di corallo e di conchiglie.
Ma c’è anche Nosy Mamoko, isola abitata da pescatori e dalle tartarughe di terra giganti.
Altro gioiello è Ankazoberavina, che un tempo era disabitata e oggi ospita i bungalows del "Natura Sauvage", una societa' fondata da un gruppo di amici che con alcuni ricercatori biologi , diversi esperti e la concessione del governo Malgascio ne preservano il delicato equilibrio.
Splendidi ma lontani gli arcipelaghi delle Mitsio a nord e delle Radama a sud di Nosy Be: data la distanza, infatti, occorre pernottare in luogo.