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Boa Vista, fermate lo scempio!
Testo e foto: Ermanno Sommariva
In tanti anni che racconto di luoghi lontani, è la prima volta che mi capita di scrivere rivolgendomi direttamente ad un’isola, ma credo di dovere delle scuse a Boa Vista, una delle perle dell’arcipelago del Capo Verde.
Dopo il mio primo viaggio a Boa Vista, nel 2002, scrissi infatti un articolo, che per anni fu tra i più letti del web, contribuendo, temo, a far conoscere l’isola anche a chi sarebbe stato meglio se avesse continuato ad ignorarne l’esistenza.
Allora era un’avventura arrivare da te, dell’intera Repubblica del Capo Verde i turisti europei conoscevano a malapena l’isola di Sal, nota soprattutto fra i pochi appassionati di windsurf: dal 2007, l’aeroporto internazionale ha semplificato gli accessi, con tutte le negative conseguenze del caso.
Mi innamorai subito della tua Praia di Curralinho, meglio conosciuta come Santa Monica, per la somiglianza con l’omonima spiaggia californiana, con i suoi 18 km ininterrotti di sabbia fine e mare incontaminato senza alcun insediamento umano.
Per non parlare di Varandinha, dove il mare tempestoso si diverte a giocare con la tua spiaggia e con le tue grotte, in un susseguirsi di insenature rocciose e sabbiose di incomparabile meraviglia, o come a Curral Velho, lunga striscia di sabbia antistante un villaggio di pescatori, nei pressi di una salina. Non meno interessante è la tua delicata spiaggia di Ervatao, che si caratterizza per il basso fondale marino, dolcemente digradante nell’acqua; è l’habitat ideale per le tartarughe marine (Caretta Caretta), che puntualmente ad ogni estate si danno appuntamento per deporvi centinaia di uova.
E che dire degli splendidi paesaggi tropicali che si possono ammirare a bordo dei pick up, lungo le sobbalzanti piste appena abbozzate fra le migliaia di pietre nere disseminate come frammenti di bombe scagliate nel corso dei secoli, che ci ricordano la natura vulcanica di Capo Verde? Oppure delle dune del magico deserto di Viana, composto dalla sabbia sahariana che l’Harmattan, il vento del deserto, ha portato fin qui, granello dopo granello?
Oggi, Boa Vista sei profondamente cambiata. Decine di villaggi turistici sono sorti nei luoghi più incantevoli: vere e proprie cattedrali nel deserto, dove vengono “deportati” migliaia di turisti da allevamento, molti dei quali probabilmente non sanno neppure dove si trovano e certamente non potranno vedere i volti, gli usi e i costumi di chi a Boa Vista ci vive, dato che sono imprigionati fra piscine con acqua desalinizzata, animatori svogliati che improvvisano giochi insignificanti ed escursioni organizzate da personale europeo, che poco o nulla conosce dei tuoi misteri, delle tue leggende e della tua storia.
È già in fase di realizzazione un mega villaggio da 4.000 posti nei pressi di Curral Velho, mentre è in progetto un analogo obbrobrio proprio sulla chilometrica spiaggia incontaminata di Santa Monica.
C’è da chiedersi cosa resterà di quella spiaggia meravigliosa dove fra l’altro è molto difficile fare il bagno, per via delle correnti e dell’Oceano sempre in tempesta, che sembra volerti ricordare che in quella direzione, a mezzogiorno, la prima terra emersa che è possibile incontrare è l’Antartide: e qui siamo 16 gradi a nord dell’Equatore. Il fascino di questa spiaggia è proprio il fatto che si estenda per 18 km di lunghezza senza interruzioni: se si comincia a costruire un villaggio, poi un altro, poi un altro ancora, non rimarrà più nulla di questo paradiso.
Riusciranno a rovinare irrimediabilmente Santa Monica, per farci un villaggio per “turisti agli arresti domiciliari”, lontano com’è da qualunque centro abitato, condannando gli ospiti a bagnarsi in piscina, come avrebbero potuto fare senza danni nelle loro Cologno Monzese, Marcianise o Monterotondo Scalo.
Diverse sono le costruzioni strappate al tuo deserto, sorte negli ultimi anni. Soli 100.000 Euro per due locali vista mare da 60 mq. con pozzi fognari “a perdere” che, decine di italiani e portoghesi acquistano per abitarle si e no due settimane all’anno. “Tanto si può sempre affittare!” ripetono ammaestrati dagli speculatori bugiardi, che sanno benissimo che non è vero. Ormai sono troppi gli insediamenti turistici di Boa Vista, chi volete che affitti il vostro buco in mezzo al deserto, quando a un prezzo analogo è facile trovare la formula All inclusive?
Solo la crisi sta fermando le mani impazzite delle imprese: lungo la costa nord occidentale che va da Praia Cabral a Praia Chavez è un susseguirsi di palazzi in costruzione semi abbandonati, come residui bellici di una guerra mai combattuta, ma che ha lasciato le ferite inferte a Boa Vista, difficilmente rimarginabili in tempi brevi.
Lo scempio continua. È universalmente noto quanto sia facile ingraziarsi qualche funzionario della repubblica delle banane in cambio di compiacenti revisioni di piani regolatori: è la norma da noi, figuriamoci qui.
Intendiamoci, il turismo ha portato anche sviluppo e un po' di benessere per la popolazione locale. Qualche capoverdiano infatti ha trovato lavoro nei villaggi più piccoli, due o trecento euro al mese per scarrozzare i turisti fra le piste desertiche che loro conoscono palmo a palmo, per riordinare le stanze, fare la guardia notturna o per occuparsi dell’animazione serale, con possibilità di fare la felicità di qualche maliziosa europea in cerca di emozioni forti.
Spero di sbagliarmi, ma se non si pone un freno alla frenesia edilizia di costruttori e investitori turistici, la tua natura, Boa Vista, verrà irrimediabilmente stravolta: per tua sfortuna, non hai neppure ostacoli naturali che possano rallentare l’abnorme sviluppo edilizio, data la natura prevalentemente pianeggiante della tua orografia. Fra i tanti italiani che vivono qui, quelli che non sono direttamente coinvolti nel business distruttivo assistono impotenti al lento ma costante deterioramento del loro sogno tropicale incontaminato.
Boa Vista è ancora molto bella, ma chi è venuto qui in cerca di pace, spiagge deserte, mare e vento per chi adora il windsurf o il diving, rischia di ritrovarsi presto in una male assortita Miami Beach dei poveri. Fortunatamente, si può ancora contare sulla semplicità, l’accoglienza e la gentilezza dei capoverdiani (a dispetto degli eccessivi allarmismi diffusi da alcuni operatori turistici che invitano ossessivamente i turisti europei alla prudenza... neanche ci trovassimo di fronte a tribù primitive antropofaghe!).
Del resto, la natura eterogenea di Boavista ha generato un panorama etnico estremamente composito e tollerante: un po' africano, condito con lingua, storia, religioni e cultura europee, con l’aggiunta di un pizzico di America Latina, nelle sonorità della musica locale, nei tratti somatici e nell’incedere unico dei suoi abitanti, che si distinguono per un portamento fiero e sinuoso, come se ogni camminata interpretasse un’antica elegante danza tribale.
Se italiani e capoverdiani onesti saranno in grado di fermare le mani di chi non ha alcun rispetto per l’ambiente, forse riuscirai a salvarti, piccola Bubista, come ti chiami in lingua creola: quanto a me, ti chiedo perdono, Boa Vista, per aver contribuito a farti conoscere a troppa gente, per averti rivelato a chi ti sta lentamente ma inesorabilmente distruggendo, per non aver preservato la tua natura selvaggia con una maggiore riservatezza.
Domani toglierò il disturbo e riprenderò l’aereo che mi riporterà a casa: anche il mare, rimasto tempestoso per tutto il periodo della mia permanenza, sembra essere inquieto con me: le sue onde baciano nervosamente le tue spiagge, Boa Vista e si ritirano subito: forse anche loro non ti riconoscono più.