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Aral: storia di un disastro pianificato

Testo: Luca Pietranera
Vecchie navi dove una volta c'era il Lago d'Aral   Molti laghi sulla superficie terrestre presentano un comportamento dinamico e mostrano, a causa di una miscela di fenomeni naturali ed antropici, la tendenza a ridursi (Ciad, Urmia) o addirittura a sparire completamente (Lop Nor).

   In questo ambito, il lago di Aral rappresenta un caso unico sia per le dimensioni dell’evento che per il fatto di essere stato deliberatamente “sacrificato” dai pianificatori sovietici.

   All’inizio degli anni ’60 infatti, le acque dei due grandi fiumi che lo alimentavano, il Sir-Dar’ja e l’Amu-Dar’ja (l’antico Oxus) sono state deviate con l’obiettivo di irrigare immense piantagioni di cotone.

   A quell’epoca il grande lago salato si estendeva per circa 68.000 Km², più o meno la stessa area coperta dal lago Vittoria, piazzandosi al quarto posto nella graduatoria mondiale.

Fig. 1a - Cartina geografica del 1850    Fig. 1b - Perimetro del lago nel 1960
Fig. 1a - Cartina geografica del 1850    Fig. 1b - Perimetro del lago nel 1960

   La Fig. 1 ci mostra come l’estensione del lago fosse abbastanza costante negli anni precedenti il 1960. Nella parte sinistra è riportata una carta geografica del 1850 (riprodotta dal sito della Biblioteca dell’Università di Berkeley ed attribuita a Nikolai Vladimirovich Khanikoff, un attento viaggiatore russo dell’’800).

   A destra è rappresentato, con la medesima scala geografica, il perimetro del lago “standard” del 1960 (fonte: WDB II).

   L’unica differenza tra i due dati è rappresentata dalla presenza nell’800 di una vasta area lacustre in corrispondenza con uno dei rami principali del delta dell’Amu-Dar’ja. A parte questo, e tenendo in conto alcune imprecisioni nella carta geografica, possiamo ragionevolmente concludere che anche nel 1850 l’estensione del lago si aggirava intorno ai 70.000 Km².

   Come abbiamo già accennato, a partire dagli anni ’60, le acque dei due principali immissari sono state dirottate per irrigare immense coltivazioni intensive di cotone. Le conseguenze di questa scelta non hanno tardato a manifestarsi.

   A partire dal 1985 le dimensioni del lago di Aral sono state tenute sotto controllo mediante immagini ottenute dai satelliti. La Fig. 2 mostra l’evoluzione nel tempo della “sagoma” del lago.

Fig. 2 - Evoluzione dell'Aral dal 1960 al 2010

   La seguente tabella (ripresa, come la figura dalla pagina internet dell’Aral Sea Project) riassume l’andamento dei principali parametri del lago.

Anno Area (km²) Volume (km³) Quota slm (m) Salinità (g/l) Sorgente informazioni
1960 ~68000 ~1040 53 ~10 WDB II
1985 45713 468 41.5 ~23 NOAA-AVHRR
1986 43630 380 40.5   NOAA-AVHRR
1987 42650 354 40   NOAA-AVHRR
1988 41134 339 39.5   NOAA-AVHRR
1989 40680 320 39 ~30 NOAA-AVHRR
1990 38817 282 38.5   NOAA-AVHRR
1991 37159 248 38   NOAA-AVHRR
1992 36087 231 37.5   NOAA-AVHRR
1993 35654 248 37   NOAA-AVHRR
1994 35215 248 37   NOAA-AVHRR
1995 35374 248 37   RESURS-01
1996 31516 212 36   RESURS-01
1997 29632 190 35   RESURS-01
1998 28687 181 34.8 ~45 NOAA-AVHRR
2010 21058 ~124 32.4 ~70 previsione

   La previsione per il 2010 si basa su un’estrapolazione del trend misurato, utilizzando anche la mappa batimetrica del lago.

Il Lago d'Aral dal satellite il 22 Settembre 2004   In realtà, da quanto appare dalle immagini che abbiamo elaborato, relative al Settembre 2004 il processo ha subito un’accelerazione tale che la superficie è già inferiore a quella prevista negli anni ’90 per il 2010.

   Inoltre osserviamo che, ormai da molti anni (1987), il lago è di fatto diviso in due parti distinte; i tentativi di tenere collegati con un canale il relativamente profondo bacino nord con le acque bassissime del bacino sud hanno trovato sempre maggiore difficoltà a mano a mano che il processo di de-essicazione continuava.

   La Fig. 3 mostra l’immagine acquisita il 22 Settembre 2004 dal satellite AQUA della NASA con il sensore MODIS (la linea blu rappresenta il perimetro del lago nel 1960).

   Attraverso l’analisi dei canali infrarossi di cui è dotato il sensore MODIS, che permettono una discriminazione ottimale tra le aree coperte da acqua anche se poco profonda e la terra ferma, abbiamo ricavato le seguenti misure:

Porzione del lago Denominazione Superficie (Km²)
Nord Piccolo Aral 2650
Sud Aral < 15.000*
Totale   < 17.650

*A causa delle acque molto basse della parte sud-est del lago è estremamente difficile valutare l’esatta estensione. E’ da notare che, per lo stesso motivo, l’estensione del bacino sud varia di almeno il 10% nel corso dell’anno. La misura riportata è quindi da considerarsi come un limite superiore.

   Il rapido processo di de-essicazione ha portato con sé un numero impressionante di problemi ambientali.

   In primo luogo, la salinità accresciuta dell'acqua non ha più permesso la pesca, che rappresentava la maggior risorsa economica delle popolazioni residenti sulla riva del lago. Delle 24 specie ittiche, ne sono rimaste solo 4.

   Le condizioni del suolo non sono certo migliori: le dune di sabbia del deserto del Kyzyl Kum avanzano dove prima vi erano le acque del lago; la terra nuda è ricoperta da una coltre di sale reso tossico dall’apporto di fertilizzanti e defolianti utilizzati per molti anni nelle piantagioni di cotone.

   Non sono questi però purtroppo i veleni più pericolosi di cui preoccuparsi: la piccola isola, visibile al centro del bacino sud nella mappa del 1850, ha ospitato per decine di anni i laboratori sovietici per lo sviluppo delle armi chimiche e batteriologiche, abbandonati dopo il 1989. A causa del processo di de-essicazione del lago, l’isola, che porta il nome di Vozrozhdeniye (che, ironicamente, in russo significa “rinascita”), è cresciuta fino a collegarsi con la terra ferma in modo stabile tra il 2000 ed il 2001 (vedere “l’evento” documentato sul sito Earth Observatory della NASA). Non è ancora ben chiaro il livello di contaminazione del terreno dell’ex-isola ma è certo che siamo di fronte ad una bomba ad orologeria ambientale con potenziale distruttivo incalcolabile.

   A concludere il quadro desolante aggiungiamo che i cambiamenti del microclima (con temperature fino a –35°C d’inverno e 50°C d’estate), causati dal venire meno della funzione regolatrice delle acque del lago, hanno accelerato il processo di evaporazione delle acque e rinforzato l’azione del vento che disperde i sali avvelenati sulle zone agricole circostanti.

   Nonostante tutto concludiamo questa rassegna con un barlume di ottimismo e speranza! Dal 1996 il bacino nord (Piccolo Aral) ha stabilizzato la sua superficie a causa del ritrovato afflusso delle acque del Sir-Dar’ja. Ed è proprio da questo bacino che giungono le uniche buone notizie: sulle rive del lago da qualche anno sono riapparsi pellicani e cormorani.